Rialzarsi tra tutte le circostanze

04 Gennaio 2021
Mi ricordo bene delle conversazioni avute con i miei colleghi nel dicembre dell’anno scorso: eravamo agitati, perché pensavamo che fosse ormai a portata di mano il momento storico, quando centinaia di migliaia di persone avrebbero potuto incontrare Gesù.

Nel nostro articolo diviso in due parti vorremmo riassumere, quale è stato il cammino percorso nel 2020, quanti miracoli, esperienze, risorse e conferme spirituali erano contenute in questi 365 giorni che sono stati una prova della nostra umanità e della nostra fede. Abbiamo iniziato l’anno 2020, noi della Segreteria del Congresso Eucaristico Internazionale, nella speranza di organizzare un congresso che si sarebbe coronato con successo. Già da anni avevamo lavorato per mostrare al mondo le radici della nostra patria e della Chiesa ungherese: la nostra tradizione, storia, cultura – i nostri valori. Il fatto che noi ungheresi siamo eredi di Santo Stefano, in un paese che ha più di mille anni. Il pensiero che sarebbe dovuto essere questo il luogo dove il mondo avrebbe incontrato Gesù, ci aveva riempiti di una gioia grandissima.

Abbiamo iniziato il nuovo anno con uno slancio enorme, siccome dopo tanto tempo il Congresso sembrava essere ormai veramente vicino. Nel nostro sito abbiamo cominciato a presentare i relatori del Congresso Eucaristico Internazionale, come per esempio il cardinal Dolan dagli Stati Uniti, sempre sereno e giovanile, o il cardinale canadese Lacroix che durante il suo servizio in Colombia a volte aveva dovuto percorrere su un mulo, dei sentieri per 18 ore, per arrivare nelle località più lontane della sua parrocchia. Abbiamo presentato l’arcivescovo Palma che all’ombra delle guerre di droga ha lottato per una vita più pura, l’arcivescovo Sako di Baghdad che ha fatto tantissimo per porre fine alla persecuzione dei cristiani in Iraq, e anche l’arcivescovo di Seoul, Soo-jung, il quale svolge la sua attività per la pace tra le due Coree.

Intanto la Croce missionaria percorreva la sua strada infaticabilmente: in due anni ha viaggiato più di cinquantamila chilometri in Ungheria ed oltre i confini nazionali. Ha percorso il Bacino dei Carpazi confermando la fede della gente e portando la speranza di un mondo più unito e più pieno di amore.

Abbiamo presentato sempre nuovi episodi della serie: Lui ed io, iniziata nel Natale del 2019. I cortometraggi di cinque minuti che presentano 52 persone, vite, storie, attraverso protagonisti che parlano sinceramente della propria fede. Dubbi e scoperte, lotte ed illuminazioni si danno il cambio e fanno vedere una chiara sezione trasversale dell perenne lotta e del calmarsi dell’anima umana.

All’inizio dell’anno 2020, ci siamo rimessi con grande slancio a percorrere il paese; la Segreteria del Congresso è arrivata per ben due volte anche in Transilvania, la prima volta in gennaio, per un giro di 10 giorni, quando assieme a Fr. Csaba Böjte abbiamo invitato personalmente i fedeli della Transilvania all’evento mondiale di Budapest. Era un evento commovente parlare di fede, di Gesù, dell’importanza dell’incontro ai bambini dell’orfanotrofio della Fondazione San Francesco di Déva e toccare con la mano la fede pura degli ungheresi di oltre confine e il loro vivo rapporto con Gesù. Nel viaggio di ritorno nell’anima di ciascuno di noi riecheggiava la frase di Fr. Csaba: “La processione con le candele che partirà verso la Piazza degli Eroi dovrà essere visibile anche dallo spazio! Ma per questo non basta la presenza di diecimila, ventimila persone; ce ne vogliono centinaia di migliaia!”
Il nostro viaggio è riuscito così bene che all’inizio di marzo siamo ritornati in Transilvania. Era lì che ci ha raggiunti la notizia che per via della pandemia, i confini nazionali verranno chiusi, il Paese, il mondo finiva in quarantena. Siamo tornai a casa il 13 marzo e dal 15 marzo è cominciato un periodo nuovo nella nostra vita, quello delle chiusure, del silenzio, della solitudine.

Nei programmi chiamati: Inizio della giornata, che da gennaio trasmetteva Radio Maria, abbiamo invitato, ogni settimana, ospiti nuovi. In queste mattine silenziose e fredde abbiamo ascoltato delle testimonianze, delle confessioni commoventi, dei pensieri sinceri. Spesso tutti noi che eravamo negli studi della radio, avevamo le lacrime agli occhi. Però questi dialoghi hanno avuto una brusca fine, l’ultima trasmissione si è fatta proprio il 15 marzo. Nello studio il giornalista stava ormai da solo davanti al microfono e dall’etere c’erano due ragazzi adolescenti a raccontare il loro sorprendente profondo rapporto con Dio. La loro voce ha dato speranza a molti nella nuova situazione, sconosciuta, spaventevole.
La nostra serie: Colloqui a Esztergom, col motto “È così che loro vedono… Dio, il mondo, la fede…” è partita nell’ultimo giorno di febbraio, però già alla seconda occasione, non poteva più essere organizzata in presenza: il 18 marzo gli spettatori ed ascoltatori potevano seguire il programma ormai “solamente” attraverso Radio Cattolica e la Bonum TV.

Perfino la Croce missionaria è finita in quarantena, l’ultima tappa del viaggio ancora raggiunta fu Praga, ma da lì non poteva più proseguire, Si è fermata la croce, si è fermato il tempo e anche l’umanità. Dovevamo ripensare a tutto quello che fino ad allora sembrava scontato, sicuro. La sera del 27 marzo il Santo Padre pregava da solo in Piazza San Pietro, sotto la pioggia scrosciante. Nella sua benedizione data Urbi et Orbi ha detto proprio quel che avevano espresso anche i testimoni della serie Lui ed io: Non abbiate paura, perché Dio è presente sempre nella vita di tutti, anche nei momenti più difficili!
Dopo il primo choc, abbiamo dovuto raccoglierci subito. Non era possibile fermarci. Mentre le piazze, le strade e le chiese si svuotavano e la vita sembrava fermarsi, noi abbiamo dovuto trovare in pochissimo tempo un nuovo ambiente, un nuovo canale di comunicazione per portare avanti il nostro lavoro e per sostenere nelle persone la convinzione che tutto ciò serviva a qualcosa e che l’incontro si sarebbe realizzato in qualche modo. E quindi da allora abbiamo cominciato ad usare lo spazio online in maniera del tutto cosciente.

La Chiesa viene spesso criticata per non seguire il passo dei tempi, che non riesce a parlare la lingua dei giovani e che utilizza strumenti antiquati per comunicare. Uno dei maggiori “doni” della pandemia, era proprio questo: abbiamo dovuto imparare a parlare ai fedeli nella maniera più creativa possibile, attraverso gli strumenti più moderni raggiungibili – e sembra che ci siamo riusciti! Lo streaming è diventato un ”accessorio” ineliminabile delle chiese, perché era questo il mezzo per raggiungere più facilmente i fedeli che potevano partecipare alla Santa Messa solo da casa. Stavano soli, eppure stavano in comunità.

Il 15 marzo la redazione del portale Magyar Kurír e del settimanale Új Ember, ha lanciato un invito a tutti ad una preghiera comune di mezzogiorno per la cessazione della pandemia del coronavirus. Noi ci siamo associati a tale iniziativa, assieme ai nostri tre messaggeri, András Csókay, Csaba Böjte e Róbert Szikora.

Era in questo frangente che abbiamo capito: è possibile chiudere in quarantena tante cose, ma non i nostri cuori e le nostre anime. Il cardinal Péter Erdő, ha utilizzato benissimo sin dall’inizio le opportunità offerte dallo spazio online: a Paqua e a Pentecoste, ha parlato ai fedeli ormai in videomessaggi e da allora si è presentato regolarmente in internet, per condividere con tutti, i suoi pensieri, per pregare, o per raccontare qualche storia interessante, da cui si poteva attingere forza.

C’erano però anche dei compiti che non si potevano risolvere online. Uno di questi era l’iniziativa di István Kuzmányi. Il capo redattore del settimanale Új Ember, nella domenica di Pasqua, in collaborazione con la nostra Segreteria e con molti volontari, hanno portato personalmente, il numero di Pasqua del giornale a domicilio. Lo hanno avuto medici, avvocati, professori, muratori, anziani nelle case di cura, i malati dell’ospedale e anche un agricoltore a cui è stato consegnato il giornale mentre stava seduto sul suo trattore e che ha saputo dire commosso solamente “Dio vi benedica”. Non contava la professione o l’età dei destinatari, ognuno era contento nello stesso modo.

Dieci giorni più tardi, il 23 aprile abbiamo ricevuto la notizia a cui ci stavamo preparando ormai da giorni: il Congresso avrebbe avuto luogo un anno più tardi, nel settembre del 2021. Abbiamo cercato di restare forti, ma ciò non era facile. Il 13 settembre ci sembrava ormai così vicino e tutto è finito così lontano, di nuovo! Però non c’era tempo per fermarci, per crollare; abbiamo continuato a lavorare.

All’inizio di giugno abbiamo iniziato la NEK TV, la trasmissione televisiva del Congresso Eucaristico Internazionale, per poter coinvolgere il più possibile anche la campagna nei preparativi del Congresso. Abbiamo realizzato un servizio a Edelény, dove gli studenti di una scuola hanno piantato un ulivo per esprimere la loro felicità per la fine della quarantena; abbiamo cotto il pane a Sátoraljaújhely; abbiamo assaggiato il vino del Congresso a Mád; abbiamo fatto il pellegrinaggio dei 700 anni dell’Ordine dei Paolini; abbiamo conversato della missione medica africana; abbiamo fatto conoscere la storia del Congresso del ’38; abbiamo incontrato molti sacerdoti, religiosi e abbiamo presentato anche molte cose dietro le quinte dell’organizzazione del Congresso.
È così che è arrivato settembre e con esso l’incontro preparatorio online di cui scriveremo nella seconda parte del nostro articolo.


Tünde Zsuffa, direttore della comunicazione


Fotografie: Marcsi Ambrus