
Il Congresso Eucaristico Internazionale è un messaggio per tutto il mondo

Nel pomeriggio della domenica del 31 gennaio abbiamo potuto ascoltare una nuova parte della serie di interviste in cui la Radio Kossuth presenta i relatori e i testimoni invitati del Congresso Eucaristico Internazionale. Dopo l’introduzione ricca di toni personali del cardinal Péter Erdő questa volta al microfono è stato l’arcivescovo Piero Marini.
Nato a Valverde in Lombardia, d’estate torna spesso al villaggio della sua infanzia. Nel paese che allora contava 600 abitanti oggi vivono meno di 100 persone. Nonostante questo il prelato passa qui una parte della sue vacanze: „Cerco di tornare ogni anno in questo villaggio, per passarci qualche giorno anche per sentirmi ancora un po’ più giovane” – ha condiviso nell’intervista alla radio.
Libero, vicino alla natura
L’anno scorso Mons. Marini ha mandato un messaggio molto profondo e commovente al pre-incontro on-line organizzato nel segno dell’Eucaristia. Ha sollecitato tutti alla conversione ecologica. Nell’intervista ha confessato che tutta la sua infanzia è stata caratterizzata dalla stupenda natura che lo circondava. „Da bambino siamo stati liberi, i nostri genitori ci hanno lasciato liberi. Nessuno ci ha accompagnato a scuola perché non c’è stato nessun pericolo, poi abbiamo potuto passare tutto il resto della giornata fuori nella natura, nel verde, sui prati e nei boschi. Abbiamo avuto una vita libera in stretto contatto con la natura” – ha ricordato gli anni stupendi passati da scolaretto.
Il Santo Spirito che scherza
Nell’intervista hanno parlato anche del suo incontro con Karol Wojtyła allora cardinale, incontro avvenuto a Cracovia nel 1973. Dopo che Wojtyła è diventato Pontefice con il nome di Giovanni Paolo II, l’arcivescovo Marini per decenni ha lavorato in stretto contatto con lui. Ricorda così l’elezione al papato del cardinale polacco: „In quel tempo nessuno ha ma pensato che un polacco possa diventare Papa. Potremmo dire che questo è stato lo scherzo dello Spirito Santo alla Chiesa.” L’arcivescovo Marini ha accompagnato Giovanni Paolo II a 74 viaggi apostolici all’estero, ha fatto altri 6 viaggi con Benedetto XVI. Ricorda così il tempo passato con il Pontefice polacco: „Molto presto è nato tra di noi una fiducia reciproca. Dico reciproca perché anche il Papa aveva fiducia in me. Qualsiai cosa gli dicevo lui l’accettava. Ha capito che poteva ascoltarmi. Mai abbiamo avuto una controversia. Ha sempre approvato con generosità tutto quello che gli avevo proposto. Anche perché lui è stato molto sensibile all’inculturazione, soprattutto quando abbiamo fatto viaggi in Africa, in Asia, in America- Latina. Quando ha visto i fedeli a partecipare alle liturge secondo la propria cultura, le proprie tradizioni, questo l’ha reso molto contento.”
Dell’attentato al Papa
Nell’intervista hanno toccato anche il tema dell’attentato di Ali Ağca nel 1981. Secondo l’arcivescovo Marini il Papa non è cambiato a causa dell’attentato ma piuttosto a causa della sua malattia. Dovuto alla malattia di Parkinson è diventato più triste, parlava meno. La santa messa celebrata a Sarajevo è stato un momento quando tutti potevano accorgersi dei problemi di salute del Santo Padre. „Ad un certo punto il Papa ha inziato a tremare, non solo per il freddo ma anche a causa del morbo di Parkinson. Queste due cose insieme hanno avuto un effetto drammatico su du di lui. Stava quasi per interrompere la celebrazione.
Allora gli si è avvicinato il segretario rivolgendogli qualche parola. Mi sono avvicinato anch’io, gli ho preso le mani, gliele ho strofinate per riscaldarle, sono state ghiacciate. Faceva un freddo che ti gela le ossa. Poi per fortuna il papa è riuscito a superare questi momenti difficili” – ha ricordato gli eventi.
Equilibrio
Da maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Mons. Marini ha avuto un incarico straordinario perché dopo il Concilio Vaticano II la liturgia è stata celebrata non solo in latino ma nelle lingue di ogni paese. Ha raccontato così questa sua responsabilità: „Quando siamo andati all’estero, durante i viaggi dovevamo fare gli adattamenti della liturgia. Il Papa è stato molto attento a questi adattamenti. Dovevamo trovare l’equilibrio: è stato importante lo spirito romano ma è stato anche importante introdurre le varianti locali. Infatti queste aiutano a diversi popoli a partecipare alla santa messa a seconda delle loro culture. Questa parte del mio incarico è stata veramente difficile, ma nel frattempo ha procurato una grande gioia non solo a me ma anche al papa.”
Il Congresso Eucaristico Internazionale, segno della rinascita
L’arcivescovo Marini diverse volte ha visitato Ungheria, tanti bei luoghi, ma tra tutti questi gli si emerge il luogo del prossimo Congresso Eucaristico Internazionale, Budapest: „Una vera città europea, nel vero senso della parola. Anche il popolo ungherese è un vero popolo europeo, l’Ungheria è il cuore dell’Europa. Spero che il congresso contribuisca a superare questa pandemia. Può essere segno della rinascita non solo per l’Ungheria ma per tutto il mondo.”
Piero Marini è il presidente del Pontificio comitato per i congressi eucaristici internazionali. Crede di poter fare il viaggio a Budapest per l’evento mondiale cattolico. Ha detto: „I vaccini sono l’unico modo per vincere questo il virus. Secondo me il congresso si farà, seguendo tutte le istruzioni offerte dalle autorità civili. Il congresso si deve fare come segno della rinascita.”
Fonte: Radio Kossuth
Foto: Segretariato NEK