
Péter Erdő: Ungheresi e Cristianesimo insieme in cammino da un millennio

Nella sua omelia di sabato il cardinale Peter Erdő ha chiamato un dono speciale della Provvidenza di Dio che prima della conclusione del Congresso Eucaristico i fedeli possono celebrare insieme nella piazza centrale della nazione. Ha evidenziato che in Parlamento erano presenti contemporaneamente la Santa Corona e “la nostra reliquia più cara, la Sacra Destra di Santo Stefano”.
Ha ringraziato Bartolomeo Patriarca di Costantinopoli per le sue parole prima della Santa Messa e “per il gesto prezioso, ricco di significato simbolico avendoci visitati ed avendoci parlato”. Péter Erdő ha ricordato che nel 2000, sempre a Budapest, ha canonizzato il nostro primo re, Santo Stefano, per la chiesa ortodossa, e ha ricordato che al momento della sua morte, nel 1038, “cristianesimo orientale e occidentale erano ancora uniti”. Quest’unità – ha proseguito il Cardinale, è la volontà di Cristo stesso, “che ha pregato perché i suoi discepoli siano una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. (Gv 17,21).
Citando il Vangelo, ha detto che il Salvatore dall'albero della croce ha affidato alle cure di sua Madre l'apostolo Giovanni, il discepolo prediletto, e nella sua persona tutta la Chiesa. “Per questo veneriamo la Vergine Maria come madre della Chiesa” ha detto, sottolineando che non è solo l'intera comunità della Chiesa, ma ogni nazione ha bisogno del patrocinio della Madonna. Péter Erdő ha continuato: prima della sua morte, il re Santo Stefano, che si trovava senza erede al trono "con un atto di supplica per il patrocinio e la protezione", ha offerto la sua corona alla Vergine Maria. Poteva prevedere che "gli ungheresi, che si erano appena integrati nella comunità delle nazioni europee, erano minacciati da ogni parte in questa terra battuta dal vento, vista da molti come la strada delle nazioni".
Péter Erdő ha affermato: la Vergine Maria ha accettato questa offerta e “da un millennio gli ungheresi e il cristianesimo percorrono il cammino della storia, attraverso tutte le tentazioni e difficoltà, sempre rinnovati e rinati, anche in situazioni in cui per gli occhi umani non si poteva vedere alcuna speranza”.
Il Cardinale ha parlato del segno di speranza per noi che è la croce di Cristo, il suo amore salvifico e la sua risurrezione. Ha detto della Croce della Missione in piedi nella piazza – simbolo della Missione Metropoli di Budapest e del Congresso Eucaristico – che in essa si possono trovare le reliquie di santi e beati ungheresi e quelli legati all’Ungheria, che vivevano nel bacino dei Carpazi e nelle regioni circostanti: dal tempo di Santo Stefano e San Gerardo ad oggi.
Sono i santi che ci mostrano come rendere presente Cristo nella nostra vita in molteplici circostanze, con amore creativo e pronto al sacrificio – come ha spiegato Péter Erdő il significato della Croce della Missione.
Il Cardinale ha citato anche gli ambasciatori della CEI: noti accademici, artisti, grandi e illustri personaggi, che si sono recati personalmente nelle comunità cattoliche dare testimonianza della loro fede, della loro vita “e invitare tutti a questo grande incontro”. Ha sottolineato: dobbiamo loro rispetto e grazie per la loro tenacia personale e per aver dichiarato la loro appartenenza a Cristo davanti al mondo.
E possiamo trarre ispirazione – ha proseguito le sue riflessioni – dalla vita dei santi e dei testimoni, e ci sono possibilità concrete di agire. Ha ricordato il pasto insieme a centinaia di persone bisognose prima della Messa di inaugurazione del Congresso e ha ricordato anche le migliaia di volontari che partecipano ai lavori del Congresso. Ed è questo amore che testimoniano i chierichetti, questa Messa è anche il loro raduno annuale.
Nel suo discorso il Cardinale ha ricordato un evento di tanti anni fa quando, dopo la Santa Messa del sabato sera, tre giovani entrarono in sacrestia: rimasero stupiti di ciò che avevano visto. Tre di loro posero tre diverse domande: "Che cos'è?", "A cosa serve tutto questo?", "Perché tutto questo?" “Non potevo davvero rispondere alla prima domanda. Tutte le definizioni sembrano deboli e pallide, o così teoriche che un estraneo non le capirebbe. La seconda domanda non era una vera domanda ma una risposta; non serve a niente. Dovremmo abolirlo, dovremmo spazzarlo via! Era solo la terza domanda a cui si poteva rispondere”.
Quello che abbiamo vissuto questa sera è accaduto – ha tratto un parallelo con il presente – “perché i nostri padri, i nostri antenati lì a Gerusalemme erano insieme nella preghiera con Gesù di Nazareth. Lo chiamarono loro Signore e Maestro. E Lui, l'ultima sera, prima di essere catturato, condannato e crocifisso, mangiò insieme ai suoi discepoli. Prese il pane e disse: Prendete e mangiate. Questo è il mio corpo. E prendendo il calice del vino disse: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue della nuova alleanza, che sarà versato per molti in remissione dei peccati».
Ha continuato: ecco perché le candele sono accese, ecco perché queste parole vengono pronunciate ancora e ancora nelle case delle famiglie, nelle chiese illuminati, nei carceri, nei campi di lavoro, in segreto e all'aperto. “Per questo siamo noi sacerdoti. Per questo dopo questa Santa Messa ci metteremo in fiaccolata con il Santissimo Sacramento, per annunciare alla città e al mondo il miracolo della presenza di Gesù e chiedere la sua benedizione su tutti noi” – ha concluso l'omelia il Cardinale Péter Erdő Arcivescovo di Esztergom-Budapest in piazza Kossuth.
In occasione alla Santa Messa, in seguito delle preghiere dopo la Comunione sacramentale, si avvierà una fiaccolata eucaristica – guidate dal Santissimo Sacramento – fino alla Piazza degli Eroi, dove all'arrivo Péter Erdő impartisce la benedizione conclusiva, che può essere seguito dai partecipanti anche sui maxischermi.